La violenza rappresenta una forma di potere e controllo che si esprime attraverso atti o minacce di sopruso fisico, psicologico, sessuale, economico o persecutorio (stalking) contro le donne in quanto donne per mantenerle in una condizione di inferiorità nei rapporti privati (la coppia, la famiglia) e pubblici (il lavoro, la scuola, la collettività). La violenza, pertanto, assume diverse forme: oltre alla vera e propria violenza fisica e a quella sessuale non sono meno frequenti e dannose la violenza psicologica e quella economica. La violenza economica costituisce ogni forma di controllo sull’autonomia economica di una donna: impedirle di lavorare, interferire nella sua realizzazione professionale, oppure obbligarla a svolgere attività che non desidera. La violenza psicologica è rappresentata da ogni mancanza di rispetto che offende e mortifica la dignità di una donna, che ne mina la fiducia personale e ne limita le potenzialità, isolandola ed escludendola: umiliarla ripetutamente, con le parole o con i fatti, sminuirne il valore paragonandola ad altre donne o denigrandola ripetutamente per il suo aspetto, il suo carattere, il suo modo di fare, perseguitarla con la gelosia, minacciare di allontanare i figli o di far del male a lei o ai suoi cari.
A prescindere dal fatto che sia punito dalla legge come reato o che sia accettato e considerato “normale” nella società di appartenenza, ognuno di questi abusi, dal momento che provoca un danno o anche quantomeno una sofferenza a chi la subisce, costituisce una forma di violenza. La violenza contro le donne provoca gravi danni fisici e psicologici anche ai bambini che vi assistono in famiglia come ansia, mal di testa, dolori alla pancia, asma, balbettio, problemi di adattamento, scarso rendimento scolastico, crudeltà verso gli animali, bullismo.
Dott.ssa Maria Zeccato
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