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AMARE SE STESSI


Il presupposto essenziale per amare gli altri è amare sé stessi. Ma cosa si intende per amare sé stessi? Innanzitutto, non bisogna confondere l’amore per sé stessi con l’egoismo che rappresenta, invece, l’assenza assoluta di empatia e la tendenza a soddisfare i propri bisogni e salvaguardare il proprio interesse a discapito degli altri. L’amore per sé è prendersi cura di sé nel rispetto dell’altro. La cura di sé si compone di alcuni imprescindibili elementi, vediamoli nel dettaglio esemplificandoli concretamente.

1) Accettarsi per quel che si è, accogliendo ogni parte di sé, anche quelle meno piacevoli.

Attenersi al criterio di desiderabilità sociale spesso comporta la necessità di mostrare una maschera caratteriale che ottenga il consenso degli altri. Ci si costringe, quindi, a nascondere molti aspetti di sé, a rinnegarne altri e a conformarsi al contesto a cui si appartiene, o si vuole appartenere, rinunciando così alla propria autenticità. E’ un po’ come indossare un vestito che non è della propria misura!

Seguire la moda o le tendenze musicali può rappresentare un criterio di accettazione in un gruppo di pari, così come il consumo di fumo, alcol e droghe leggere. L’uso e l’abuso di fumo alcol e sostanze stupefacenti sta diventando sempre più, non solo un comportamento aggregante, ma addirittura criterio di appartenenza. Il comportamento equilibrato, invece, in tali contesti viene addirittura emarginato!


2) Delimitare e proteggere i propri confini senza lasciarsi invadere da tutto ciò che è altro da sé.

La flessibilità è una caratteristica necessaria per entrare in contatto con gli altri e integrarsi in un contesto sociale. Ma quando questa flessibilità diviene confluenza con l’ambiente allora si perdono i confini della propria identità. Il bisogno di approvazione e di accettazione da parte degli altri spinge a compiacerli. L’incapacità di dire di no alle richieste degli altri nel timore di deluderli, però, finisce per ledere il proprio equilibrio.

3) Riconoscere i propri limiti e le proprie risorse e, quando è possibile, cercare di trasformare i limiti in risorse.

Non è sempre semplice riconoscere i propri vizi e le proprie virtù, ma è necessario perché, spesso, dosando consapevolmente quelli che sono considerati difetti possono divenire stimabili pregi. Un esempio? L’emotività incontrollata se gestita in modo adeguato diviene sensibilità. La testardaggine, se ridimensionata dalla valutazione della concreta possibilità di realizzazione di ciò che si persegue, diviene tenacia. L’avventatezza, se equilibrata da una attenta valutazione dei pericoli, diviene coraggio.

4) Concedersi delle gratificazioni senza attenderle o addirittura pretenderle esclusivamente dagli altri. Il dono a sé stessi di qualunque cosa possa darci un momento di piacere dovrebbe essere diventare una sana abitudine da seguire con frequenza e regolarità.

5) Lasciar andare tutto ciò che è tossico per sé stessi.

Spesso complesse dinamiche legate alla dipendenza affettiva o, più in generale, soffocanti sensi di colpa e la disperata paura della solitudine inducono a tollerare soprusi e sopraffazioni perseverando nel portare avanti relazioni tossiche e dolorose o amicizie insane. Pertanto, prigionieri in un vortice di sofferenza, si reiterano errori pericolosi precludendosi la possibilità di lasciar andare ciò che fa soffrire per andare incontro ad una nuova possibilità di serenità.

Dott.ssa Maria Zeccato


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