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Credo fermamente che il presupposto fondamentale del mio lavoro sia l’amore: l’amore per questo delicato “mestiere” e soprattutto l’amore per il paziente espresso ponendosi come obiettivo della cura il suo equilibrio e il suo benessere psicofisico. Accoglienza, presenza, sostegno e guida, invece, rappresentano i cardini e la garanzia di ogni mia prestazione professionale. Ho dedicato una particolare attenzione al setting del mio lavoro curando personalmente l’organizzazione e l’arredamento dell’ambiente in cui  accogliere il paziente rendendolo caldo e accogliente. Lo stile decisamente originale, caratterizzato dalla vivacità dei colori, mi rappresenta molto! Candele profumate, lampade dalla luce soffusa e cuscini variopinti contribuiscono al rilassamento di chi intraprende questo delicato viaggio dentro di sé.
La presenza nel “qui e ora”, scevra da qualunque pregiudizio e condizionamento, rappresenta la posizione di ogni terapeuta gestaltista, la sua veste professionale definita “indifferenza creativa o vuoto fertile” da cui egli osserva e accoglie la realtà condividendola con il paziente. Proprio per questo concentro tutta la mia attenzione sul paziente, osservandolo, ascoltandolo e mantenendo sempre il contatto visivo con lui.
Nel setting terapeutico, soprattutto all’inizio del percorso, si destrutturano idee preconcette, si smantellano rigidi schemi ed emergono parti di sé rifiutate che generano nel paziente disagio e bisogno di contenimento emozionale. Sono proprio questi in cui il terapeuta offre maggiormente il suo sostegno. In tutto il percorso è fondamentale la funzione di guida del terapeuta che segue, come in una danza, i passi del paziente mentre elabora e rielabora i suoi vissuti, orientandolo nel suo cammino senza interferire. Non solo la competenza professionale, ma l’esperienza di vita e le stesse ferite dell’anima del terapeuta, se ovviamente elaborate durante il suo percorso di crescita (psicoterapia), gli consentiranno di accompagnare il paziente nell’attraversare il dolore. Ritengo che sia importante, non tanto la capacità del terapeuta di dare consigli e indicazioni dall’alto della sua posizione di conoscenza, quanto la sua capacità di entrare nelle parti oscure del paziente, aiutandolo ad esplorarle. Proprio per questo mi pongo con rispetto e curiosità di fronte al paziente, instaurando con lui un dialogo aperto ed autentico, rispettando la sua unicità e garantendo la piena accettazione.  I miei interventi riguardano tutti gli aspetti del disagio psicologico, ma, in particolare mi occupo delle problematiche legate alle dipendenze patologiche soprattutto la dipendenza affettiva, oggetto del mio saggio” Le polarità dell’amore tra normalità e patologia”.
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