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LA DIPENDENZA AFFETTIVA: IL "MAL D'AMORE"
L’amore rappresenta un naturale e profondo bisogno, peculiare di ogni essere umano, una importante un'occasione di crescita e di arricchimento della propria identità personale, ma se si altera l'equilibrio tra il dare e il ricevere, tra il proprio confine e lo spazio condiviso, si trasforma in una gabbia senza prospettive di fuga. Accade così che si scivola nelle forme patologiche di amore, tra le quali la dipendenza affettiva è quella più diffusa e insidiosa: nelle forme estreme può comportare atti aggressivi sadici e vendicativi ed anche gravi stati depressiovi e tentativi di suicidio. La dipendenza affettiva, infatti, rappresenta una vera e propria ossessione amorosa, caratterizzata da assenza cronica di reciprocità in una una relazione simbiotica, con la quale un individuo, cercando di colmare i vuoti affettivi della propria esistenza, dona amore a senso unico e in modo smisurato, negando e annullando i propri bisogni e desideri.  L’amore sano è l’incontro di due unità non di due metà: solo per chi si percepisce nella sua completezza è possibile donarsi senza annullarsi, senza perdersi nell'altro. La principale difficoltà nella risoluzione delle dipendenze affettive è l’ammissione di avere un problema. Esistono, infatti, dei confini estremamente sottili tra ciò che in una coppia è normale e ciò che diviene dipendenza. L’inizio del cambiamento arriva quando si raggiunge il fondo e si sperimenta la disperazione, che rappresenta la possibilità di sotterrare le illusioni che hanno nutrito a lungo il rapporto patologico. Ma come si può uscire da queste dinamiche pericolose, invischianti e a volte addirittura perverse?  La strada verso l’indipendensa  affettiva non è un percorso semplice ma di certo non è impossibile! Il percorso verso una capacità di amare più matura e autonoma si compone di piccoli passi , alcuni dei quali fondamentali:
  • Riconoscimento e consapevolezza della propria dipendenza
  • Accettazione di ogni aspetto di sè consci della possibilità di sole modifiche ma non di cambiamenti totali
  • Accettazione dell’altro senza la pretesa di cambiarlo per soddisfare i propri bisogni
  • Acquisire consapevolezza dei propri sentimenti e dei bisogni
  • Non fondare la propria autostima ed il proprio valore sul riconoscimento degli altri
  • Fare di se stessi il centro della propria esistenza.
  • Prendersi cura di se stessi piuttosto che degli altri.
  • Riempire il vuoto della dipendenza coltivando interessi sani
Il processo di “cura” richiede di certo un supporto psicologico individuale, ma risulta altrettanto indispensabile un percorso di supporto e di crescita in gruppo esperenziale: nell’incontro e nel confronto con l’altro c’è il riconoscimento di sé, dei propri bisogni e delle proprie dinamiche relazionali patologiche. La condivisione della propria esperienza di disagio  e del proprio vissuto emozionale in un gruppo ,in cui gli altri fungono da specchi in cui riflettersi, consente di  ricevere degli efficaci feedback “terapeutici”vincendo le difese che non permettono di vedere la verità sulla propria storia personale. Nel contempo i membri del gruppo si offrono reciprocamente sostegno anche nell’enventuale  “chiusura” di relazioni “tossiche” e pericolose .Infatti, la dipendenza affettiva, come del resto ogni altra forma di dipendenza, condiziona ogni scelta esistenziale non solo  inficiando  la qualità di vita del presente ma  compromettendo anche  qualunque prospettive futura di benessere e realizazione di tutti gli aspetti del sè.
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